Fare gli imprenditori in Italia, guardando ai numeri e al cuneo fiscale altissimo, poche volte è un buon affare, eppure sono tanti coloro che hanno tante idee da realizzare e vogliono farlo aprendo un’attività.
Ma qual è l’iter da seguire e i permessi da richiedere?
In realtà non ci sono troppi adempimenti o licenze da chiedere, ma bisogna informarsi per tempo per non cadere in errori anche banali e perdere tempo prezioso.
Innanzitutto per i locali commerciali di dimensioni ridotte non è più necessario chiedere una licenza.
In particolare, non serve la licenza per un negozio fino a 150 metri quadrati in una località che non abbia più di 10mila abitanti e fino a 250 metri quadrati in una località con più di 10mila abitanti.
Per aprire un negozio, quindi, basta inviare una comunicazione al sindaco del proprio Comune. Questa dichiarazione di inizio attività prende il nome di SCIA, la Segnalazione Certificata di Inizio Attività, e deve essere inoltrata allo SUAP, lo Sportello Unico delle Attività Produttive, che è sempre istituito in ogni Comune.
Il comune naturalmente deve fare i suoi controlli, ma se l’Ente locale non risponde entro 90 giorni, vale la regola del silenzio-assenso e cioè si può iniziare senza problemi l’attività.
Da qualche anno non è neppure più richiesto di iscriversi al REC (Registro Esercenti il Commercio): l’obbligo permane solo per aprire un bar, un albergo oppure un ristorante.
Naturalmente, poi, bisognerà iscriversi all’Inps per pagare i contributi previdenziali, all’Inail per avere l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e aprire una partita Iva per pagare le tasse al Fisco.
Per le attività di ristorazione, infine, bisogna frequentare il corso SAB (Corso per somministrazione Alimenti e Bevande) organizzato dalla Camera di Commercio oppure aver lavorato per almeno due anni, negli ultimi cinque, presso un’attività di vendita o produzione alimentare.